Zamparini è ancora il proprietario del Palermo.
Non meravigliamoci, quindi, che – pur cedendo a Paul Baccaglini la presidenza del Club – abbia assunto il ruolo di Amministratore Delegato della società U.S. Città di Palermo.
Questo è quel che ci vien dato sapere : Zamparini ha ceduto il ruolo di presidente al giovane italo-americano – precisiamo che la legge permette di nominare “chiunque” – in attesa che l’intera operazione di compravendita si perfezioni, entro le prossime scadenze : 30 Aprile (formalizzazione soggetto acquirente); 31 maggio (ratifica Lega Calcio).
Sarebbe quindi opportuno e auspicabile, che i due collaborassero e – in via formale – le decisioni prese “congiuntamente” venissero rese pubbliche dal vertice della Società, cioè dal suo presidente.
In caso contrario, non soltanto si fa confusione, ma si intacca l’autorevolezza di chi è stato presentato come il nuovo “Leader” rosanero, in quanto l’amministrazione è ancora interamente delegata a Zamparini, il vecchio “Padrone“.
Qui non stiamo discutendo soltanto di equilibri interni al Club, ma – più in generale – di una ferita aperta in un momento estremamente delicato della compravendita in corso. Una ferita che potrebbe ritorcersi contro lo stesso Zamparini (e per sua esclusiva causa), facendo fare qualche passo indietro a chi potrebbe essere interessato a far parte della cordata che Baccaglini sta cercando di assemblare o che ha già assemblato.
Tra i due protagonisti, non v’è dubbio che, al momento, noi desideriamo posizionarci dalla parte del neo-presidente. Troppe volte Zamparini ha rotto il giocattolo Palermo. E troppe volte lo ha fatto su spinte irrazionali come la “gelosia” verso questo o verso quello …
Baccaglini giovane, estroverso oltre che buon oratore e comunicatore, ha dichiarato idee nuove, che si legano anche alla città, quindi non solo alla Società sportiva: questo può creare qualche problema al vecchio presidente che, soprattutto nell’ultimo periodo, è stato pesantemente attaccato dall’intera tifoseria, stanca del suo modo di fare e dei suoi atteggiamenti che vanno al limite della provocazione.
Giustamente, Baccaglini sostiene che ci vuole coerenza in ciò che si fa, oltre che rispetto per chi sostiene i propri colori. Non è la scoperta del secolo, ma sentirlo dire da chi dichiara di voler rilevare interamente il capitale di questa Società, assume contorni tali da suscitare simpatia per chi – nelle poche ore che è stato a Palermo – ha dato la netta impressione di aver compreso il diffuso sentimento popolare che circonda il Palermo e il suo campionato odierno.
Intelligenza e opportunità strategica vorrebbero che, da qui e fino alla chiusura della compravendita, Zamparini nel ruolo di AD e azionista unico della Società, si limitasse soltanto alla gestione dell’ordinaria amministrazione del Club, rinunciando al ruolo da protagonista che – ormai – nessuno sente più di riconoscergli. Soprattutto alla luce dei risultati di bilancio al 30 giugno 2016, emersi in questi giorni, che appaiono a dir poco preoccupanti.
Non comprendiamo come vengano impiegate e/o investite le risorse economiche, che pervengono annualmente al Palermo esclusivamente in virtù della sua presenza (ancora) nella massima categoria, oltre che dalle plusvalenze ottenute per la cessione dei migliori calciatori.
Il Palermo, ottimizzando tali risorse, può senz’altro arrivare a una base di circa sessanta milioni (cui aggiungere le plusvalenze), ma purtroppo al momento queste vengono regolarmente disperse. Emergerebbe infatti, da una prima lettura del bilancio stesso, che il costo relativo al monte ingaggi sia addirittura aumentato rispetto al 2007 (quando avevamo “u squatruni“, rispetto ad ora, che si piazzò quinto in classifica in una serie A molto più forte dell’attuale).
Questo dato, molto preoccupante, cozza con la dichiarata politica societaria del “perseguimento dell’obiettivo di riduzione dei costi relativi, cedendo i calciatori con ingaggio più oneroso (ottenendo plusvalenze da reinvestire) e investendo su giovani talenti con ingaggi miratamente più bassi”. Inoltre, sarebbero da analizzare i casi di investimento sui giovani calciatori nei quali i costi aggiuntivi (provvigioni corrisposte a procuratori e intermediari di mercato esteri) supererebbero addirittura quelli del corrispettivo pagato alla società cedente!
Ciliegina sulla torta : al 30 giugno 2016 il Palermo, con l’attuale proprietà, dichiara di aver conseguito una plusvalenza di circa 22 mln per la cessione del marchio, il brand Palermo Calcio, alla Alyssa S.A. (dove S.A. sta per Società Anonima), con sede in Lussemburgo.
Analizziamo i fatti : l’operazione è stata eseguita con la cessione dell’ex società controllata Mepal, proprietaria del marchio – che precisiamo, ha tuttora come Amministratore il figlio Diego Zamparini – per il corrispettivo di 40 mln di euro, importo iscritto tra i crediti in quanto non pagato neanche in parte!
La cessione sarebbe supportata da motivazioni che, nella nota integrativa, si dichiara “sono state molteplici”. L’acquirente è una società che opera nel campo internazionale con maggiori possibilità di raggiungere i supporter della squadra, anche all’estero. E’ dotata di mezzi finanziari tali da poter realizzare il Centro Sportivo di Carini. Il prezzo di cessione è stato di 40 mln di euro dilazionati. Questo tesoretto ha dotato il Palermo Calcio dei necessari mezzi finanziari per la gestione corrente e anche quella straordinaria”. In sostanza, senza tale cessione, il Palermo avrebbe dovuto dichiarare più di venti milioni di perdita d’esercizio, costringendo l’attuale proprietà a ricapitalizzare la società.
A questo punto ci sorgono spontanee alcune domande :
Come può Baccaglini, acquirente del Palermo Calcio, dichiarare i suoi progetti sul “brand Palermo”? Abbiamo appena scritto che, dal 30 giugno 2016 la proprietà dello stesso è di un’altra società.
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